L’Annunciazione nella tradizione domenicana
Note della conferenza
Padre Costantino Gilardi
16 novembre 2021
- Luca, 1, 26-38
Soltanto l’evangelista Luca riporta questo avvenimento.
Alcuni esegeti razionalisti (Harnack, Loisy, …) hanno sostenuto che i due versetti 1, 34-35 che parlano della verginità di Maria non fanno parte del testo originale: spezzerebbero il racconto.
I due versetti incriminati si ritrovano però in tutti i manoscritti e in tutte le versioni.
L’angelo insiste sui tratti propriamente divini del bambino (1, 35).
La finale del racconto, in cui Gabriele dà un segno della veracità del suo messaggio e in cui Maria si sottomette alla volontà di Dio, non possono spiegarsi che in rapporto alla concezione divina e al modo attraverso cui essa avviene (1, 35).
L’impostazione dei due racconti simmetrici della nascita di Giovanni e della nascita di Gesù strettamente paralleli parlano entrambi della concezione “miracolosa” di Giovanni, che è un preludio della concezione più “miracolosa” ancora del Messia.
- Critica letteraria
Luca ha chiaramente per fine di mostrare come la buona novella è strettamente legata alla concezione soprannaturale di Gesù.
Nel testo si ritrova la principale caratteristica dello stile di Luca, che unisce un greco colto e locuzioni semitiche che rivelano una fonte aramaica: ad esempio, da un lato (greco) 1, 26-27. 34. 38, dall’altro (aramaico) 1, 35 e 37.
- Fonti
Si è molto discusso se Luca utilizzi fonti orali o scritte.
Il racconto è legato alle concezioni popolari di origine ebraica (1, 30-32).
Molti autori suppongono che Luca sia stato direttamente informato da Maria, madre di Gesù, o indirettamente da Giovanna, moglie di Cusa, intendente di Erode.
- Critica storica
Nel suo prologo Luca dichiara di essersi informato di ogni cosa con molta cura.
Nel racconto dell’Annunciazione Luca si mostra storico coscienzioso: condivide le stesse credenze di Paolo, di cui è discepolo, ma dispone anche di fonti diverse che non cerca di armonizzare. Il racconto di Luca è più rigoroso dei racconti degli scritti cosiddetti apocrifi.
Confrontare ad esempio il Protovangelo di Giacomo (XI, 1-3) e il Vangelo dello pseudo-Matteo (VIII-IX).
- Esegesi
Come il racconto parallelo riguardante Giovanni (1, 5-25), l’Annunciazione si divide in quattro parti:
- L’apparizione dell’angelo (1, 26-29)
Al sesto mese della concezione di Giovanni Battista, l’angelo Gabriele, già messaggero dell’era messianica nell’Antico Testamento (Dan., 9, 21-22) è inviato a Nazareth, città della Galilea. Luca riporta le parole del saluto: Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te (1, 28).
Piena di grazia: qualificativo utilizzato in modo assoluto come un nome proprio: oggetto del favore divino in tutta la sua pienezza.
Il Signore è con te: affermazione della realtà più “alta” da cui viene il messaggio.
La Vergine è turbata non dalla vista dell’angelo, ma dalle sue parole.
- Messaggio dell’angelo (1, 30-33)
Per rassicurare Maria, Gabriele le propone la migliore delle rassicurazioni: Hai trovato grazia presso Dio (30). Questa ripetuta formula biblica si trova già in Gen., 6, 8.
Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù (31): formula stereotipata nell’Antico Testamento per annunciare una nascita straordinaria (Gen., 16, 11). Più direttamente, vi è una allusione alla profezia dell’Emanuele (Is., 7, 14).
Segue l’enumerazione dei titoli di questo bambino: sarà grande, figlio dell’Altissimo, riceverà dal Signore il trono di suo padre Davide, anche qui allusione a dei testi profetici (Sal. 2, 2; Is. 9, 6) che parafrasano il titolo di Messia, spesso chiamato dagli Ebrei Figlio di Davide.
Regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà mai fine (33): parole in accordo con altre profezie (2Sam., 7, 12-16, Dan., 7, 13-14).
- La spiegazione del messaggio (1, 34-37)
Al messaggio dell’angelo Maria risponde con una richiesta di spiegazione: Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?
Maria non mette in dubbio la maternità annunciata (come invece ha fatto Zaccaria), ma si informa sul modo in cui avverrà. L’angelo risponde alla sua domanda: Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra.
Nell’Antico Testamento la venuta dello Spirito Santo non meno che la forza dell’Altissimo sono il segno di una azione di Dio (Giud., 3, 10; 11, 29); allo stesso modo l’ombra sotto forma di nube designa la presenza di Dio (Es., 45, 35).
Il senso delle parole dell’angelo è allora che il figlio di Maria non avrà altro padre che Dio, senso confermato dal seguito del discorso dell’angelo: perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio (1, 35)
L’angelo dà un segno a Maria, che, diversamente da Zaccaria (Lc., 1, 18), non lo ha domandato: Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio (36-37).
- Il compimento del messaggio (1, 38)
Allora Maria disse: Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola. E l’angelo si allontanò da lei.
È con il consenso di Maria che può compiersi il mistero della Incarnazione.
- Liturgia
Questo fiat ha fatto scorrere fiumi di inchiostro.
Senza completamente capire: Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro (Lc., 2, 50).
- Origine della festa
Non si conosce una testimonianza certa della festa dell’Annunciazione prima del X concilio di Toledo del 656.
Alcuni autori (tra cui i Bollandisti) hanno affermato che esisteva una festa dell’Annunciazione fin dall’età apostolica, ma i testi che lo proverebbero sono apocrifi.
Il concilio di Toledo del 656 non menziona una festa dell’Annunciazione, ma constata che la Madre del Verbo non ha ancora una festa celebrata ovunque lo stesso giorno.
In Spagna la Festivitas gloriosæ Matris si celebra in date differenti: fra queste date c’è quella del 25 marzo.
La sola affermazione certa riguarda il fatto che in Spagna nel 656 esisteva una grande festa in onore di Maria celebrata da molte chiese il giorno della Incarnazione e dunque anche dell’Annunciazione.
I termini utilizzati dal concilio fanno comprendere che questa festa esisteva da un certo tempo; probabilmente esisteva fin dal IV secolo nelle chiese della Palestina una festa della Annunciazione.
Santa Elena fece costruire a Nazareth una basilica al di sopra della casa in cui secondo la tradizione locale era avvenuta la visita dell’angelo a Maria. Gli ultimi scavi hanno portato alla luce la pianta di una chiesa più vasta, databile al IV secolo.
I tre muri esterni della casa di Maria a Nazareth sono stati smontati e trasferiti nel 1294 a Loreto.
- La data
La festa dell’Annunciazione è stata fissata il 25 marzo, considerando un intervallo di nove mesi rispetto al 25 dicembre.
Non è documentato quale delle due date è stata utilizzata per fissare l’altra. Secondo la critica moderna è la data dell’Annunciazione (25 marzo, che è l’equinozio di primavera) che fin dai tempi di Tertulliano era considerata il giorno della creazione del mondo e della concezione di Gesù.
- Storia
Il concilio di Toledo, già citato, ha deciso di fissare uniformemente al 18 dicembre la festa di Maria, che fino ad allora era celebrata il 25 marzo da alcune chiese. La data del 18 dicembre figura nei calendari mozarabici sotto il titolo Sanctæ Mariæ virginis.
A Roma il Liber pontificalis afferma che il papa Sergio (687-701) riteneva la festa del 25 marzo come stabilita da molto tempo: De hac festivitate loquitur tanquam multo ante instituta (ed. Duchesne, I, p. 371).
Ai tempi di san Gregorio (morto nel 604) non è attestata alcuna traccia di questa festa, il che spiega la sua assenza nella liturgia anglosassone prima dell’VIII secolo.
La festa è attestata però dal Sacramentario Gelasiano, che ci ha tramandato la liturgia dell’inizio dell’VIII secolo.
È molto probabile quindi che si debba assegnare al VII secolo l’origine di questa festa in Occidente (come pure per l’8 settembre e il 15 agosto).
- Oggetto della festa
Molto probabilmente all’inizio si celebrava una festa di Nostro Signore dedicata al mistero della Incarnazione nella casa di Nazareth. Alcuni calendari antichi portano i titoli: Inizio della Redenzione, Concezione di Cristo, Annunciazione del Signore. I due aspetti (Incarnazione e Annunciazione) sono l’oggetto della stessa festa; successivamente prevalse l’aspetto che ne ha fatto una festa della Vergine Maria.
- Messa e ufficio
La maternità divina è evocata nei versetti, nei responsori e nelle antifone dell’ufficio, come anche nelle letture della Messa; l’aspetto cristologico della festa è soprattutto sottolineato dalle orazioni.
L’orazione della Messa fa una sintesi dei due aspetti, cristologico e mariano:
O Padre, tu hai voluto che il tuo Verbo
si facesse uomo nel grembo della Vergine Maria:
concedi a noi, che adoriamo il mistero del nostro Redentore,
vero Dio e vero uomo,
di essere partecipi della sua vita immortale.
- Iconografia
È certamente una delle scene del Nuovo Testamento più rappresentate.
- Una Annunciazione era raffigurata nelle catacombe di Priscilla (fine del II secolo), oggi perduta.
La Vergine era seduta e guardava un uomo in piedi di fronte a lei, vestito di una lunga tunica, con il braccio destro teso verso di lei.
L’artista anonimo aveva come unica fonte il racconto di Luca.
- Sull’arco trionfale di Santa Maria Maggiore, dell’epoca di Sisto III (432-440), l’Annunciazione ivi raffigurata riproduce fedelmente il racconto del Protovangelo di Giacomo.
La Vergine è seduta davanti alla sua casa, con il fuso in mano, uno sgabello sotto i suoi piedi e vicino a lei un cestino contiene il filo di porpora che sta filando per il velo del Tempio. Di fronte a lei e in piedi l’angelo alato la saluta con un gesto della sua mano destra, mentre tiene nell’altra mano il bastone o caduceo, simbolo del messaggero.
Una maestà molto romana avvolge questa scena.
- Nel VI secolo a Parenzo in un mosaico si ritrova la stessa rappresentazione.
- L’arte bizantina fa propria questa rappresentazione e la diffonde in tutto l’Oriente e nelle regioni che ne subiscono l’influenza per una durata quasi millenaria.
- Il medioevo occidentale aggiunge qualche variante, di cui non conosciamo l’origine, come il gesto di consenso che compie la Vergine incrociando le mani sul suo petto (ripreso da Giusto nell’affresco di Castello), o l’atteggiamento rispettoso dell’angelo che piega il ginocchio, o il volo della colomba simbolica verso la Vergine (come nella pala di Mazone) che si ritrae con timore.
- Nel XIV secolo, con intenti di precisione, l’angelo tiene una banderuola su cui è scritto il saluto rivolto a Maria, mentre sulle ginocchia della Vergine viene posta una tavoletta su cui è scritta la sua risposta.
Da questa rappresentazione trae origine la rappresentazione di un libro che Maria tiene tra le mani o su un inginocchiatoio: la Bibbia ha sostituito la conocchia. L’angelo interrompe una meditazione e non più un lavoro.
Anche l’angelo cambia l’oggetto che tiene nella mano: il bastone / caduceo diventa una palma, simbolo di immortalità, come un ramo dell’albero della vita. Più tardi la palma è sostituita da un giglio: dapprima uno scettro ornato di gigli, poi un giglio successivamente interpretato come simbolo di verginità (l’affresco della loggia che raffigura san Domenico che invita al silenzio riporta un vaso con un giglio, simbolo dei messaggeri).
- Nella prima metà del XV secolo fra Angelico mostra una non dipendenza da queste tradizioni: più familiare con le realtà spirituali, riesce ad esprimerle nelle sue figure ideali senza ricorrere a simboli convenzionali.
Nello stesso tempo, il cielo si apre e da esso partono dei raggi; viene introdotto anche il Padre, che consegna al mondo il suo Verbo incarnato (nell’affresco di Giusto i raggi escono dalla bocca del Padre, come parola che raggiunge Maria).
Le Annunciazioni del Quattrocento vogliono soprattutto trasmettere il mistero della salvezza con le parole dell’Ave Maria (spesso scritte come fumetto o sul bordo del vestito come nel caso di S. Maria di Castello).
Callisto III (papa dal 1455 al 1458) nel 1456 introduce la recita dell’Angelus tre volte al giorno.
- Nelle Annunciazioni dei secoli successivi (di cui non abbiamo testimonianze a S. Maria di Castello) si riflettono le sensibilità dei diversi paesi.
Scrive un autore francese: “l’intimità fervente dei fiamminghi, il misticismo ingenuo dei renani, l’umanesimo classico degli italiani, la pietà discreta dei francesi”.
- Il XVI secolo e i seguenti abbandonano le stanze spoglie o i luoghi spogli di una scena nascosta e intima: si introduce un decoro teatrale, truppe d’angeli che invadono il palazzo in cui la Vergine dà udienza al messaggero che viene dall’alto.
Cielo e terra si toccano in uno spirito di apoteosi.
- La scena dell’Annunciazione è inesauribile e ha affascinato ogni epoca ed anche l’arte moderna e contemporanea.